giovedì 25 settembre 2008

un analcolico biondo per l’innominato

non ho l’età, non ce l’ho più, non ce l’ho mai avuta. ieri sera ho fatto tardi e oggi in ufficio mi sentivo un grande invalido. nemmeno un’idea buona, sbadigli da slogarmi la dentiera, difficoltà anche nel fare solamente “invia e ricevi”. quattro caffé in otto ore non sono bastati: adesso ho giusto un principio di palpitazione cardiaca ma il sonno è sempre lì, appollaiato dentro e non se ne va. tutta colpa di un amico che ieri ha festeggiato il suo trentanovesimo compleanno, un numero che fa paura solo a dirlo. niente di che: quattro chiacchiere, un paio di birre, cose così. ma non si festeggia il martedì alle 22:30, mannaggia ai tuoi 39 anni. il martedì alle 22:30, al massimo, si può allenare il pollice sul telecomando, soprattutto se cade d’autunno quel martedì. fatto sta che per mandar giù torta e bigné ho bevuto pure un caffé notturno e un cocktail, e a quest’ultimo non ci sono abituato. risultato: la notte dell’innominato di manzoniana memoria. metà l’ho passata a guardare lezioni di fisica teorica su rai due, l’altra metà a cercar di capire quanto gas c’era nel cocktail (probabilmente si chiamava “eni” e non “americano”). e poi una sete antica: ho finito l’acqua che c’era in casa (tre bicchieri) e sono passato al crodino. era l’unico liquido a portata di mano, a parte il detersivo per la lavastoviglie. ne ho bevuti due evitando di accompagnarli con le olive, sennò era un aperitivo e dovevo invitare anche victoria cabello con lo scimpanzè. e alle 3 e 45 mi sembrava di disturbare.

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