giovedì 29 gennaio 2009

l'avventore

l'avventore certe sere capita in un bar, uno di quelli che se entra una donna la vedi lampeggiare. lì dentro, per la maggior parte dei clienti, la montalcini è dove fanno il brunello; garcia marquez giocava mediano nel valencia di hector cuper; il “mistero buffo” è perché non hai giocato l’asso di cuori; l’unico scrittore contemporaneo conosciuto è giampiero mughini; e la moneta della thailandia si chiama “bath” perché là son tutte battone.
quelle sere gli piace mischiarsi e osservare. osservare anche l’altra porzione degli avventori, dove (non capisce perché) vanno e vengono il commercialista, l’avvocato, il dirigente pubblico, il giornalista, il bibliotecario, il marketing manager. e siccome alla fine se la tira, quelle sere gli viene in mente quella lettera di machiavelli...

“… ritorno all’hosteria: quivi è l’hoste, per l’ordinario, un beccaio, un mugnaio, due fornaciai. con questi io m’ingaglioffo per tutto dì giuocando a cricca, a triche-trach, et poi dove nascono mille contese et infiniti dispetti di parole ingiuriose, et il più delle volte si combatte un quattrino (…)
venuta la sera, mi ritorno in casa, et entro nel mio scrittoio; et in su l’uscio mi spoglio di quella veste cotidiana, piena di fango et di loto, et mi metto panni reali et curiali…”
lettera di niccolò machiavelli a francesco vettori, 10 dicembre 1513

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