lunedì 31 ottobre 2011

i tanti preti di una domenica mattina

una domenica mattina di almeno vent’anni anni fa.
un divano semplice, in una casa semplice. davanti alla tivù una donna anziana. in un angolo dei suoi pensieri, i dolci che il diabete le impedisce di mangiare. e che lei ogni tanto mangia lo stesso, di nascosto (“non sarà mica un peccato”). le sue mani di vecchia sarta sono raccolte in preghiera, nei suoi respiri risposte rituali alle invocazioni dello schermo.
la messa della domenica la mia nonna non se la perdeva mai. se c’era freddo non andava in chiesa e la seguiva alla televisione: ma preferiva se la trasmettevano dalle parrocchie in giro per l’italia, piuttosto che da piazza san pietro.

una domenica mattina di almeno vent’anni dopo.
davanti al computer ci sono io, un non-praticante con le mani sulla tastiera.
anch’io sento molto distanti i preti con gli anelli al dito. e non mi piacciono nemmeno quei laici ecclesiali che, nella regione dove vivo, uniti dalla fede e da una cosa che chiamano “sussidiarietà”, fanno incetta di potere, distribuendo lavoro, con discutibili criteri di merito, e favori.
mi fanno invece buona compagnia il silenzio e l’odore umido di certe chiese spoglie di montagna. sorrido di fronte ai sacerdoti paonazzi ai pranzi di matrimonio. stimo quelli col maglione che sfidano la malavita.
e qualche giorno fa ho apprezzato quel prete che ha consentito di accendere una moto nel mezzo della sua chiesa.

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